l’informazione, il caso di roma
guidando la macchina a roma ci si accorge di molti aspetti…
l’immobilità nel senso fisico della parola: a Roma non ci si riesce a muovere, e quindi ovviamente la città non comunica, non riesce a dare ai suoi cittadini la contemporaneità che essi sperano invano di trovare. Una città in cui le periferie sono totalmente tagliate fuori, e in cui la politica di abbelirle con l’opera dell’architetto famoso non convince molto i suoi abitanti, che vorrebbero semplicente un mezzo di trasporto, neanche contemporaneo, ma moderno…una semplice linea metropolitana! Mezzo di comunicazione, di efficace attraversamento della città , di cui guarda caso sono notevolmente fornite le grandi capitali europee Parigi, Berlino, Londra, persino Budapest permette ai suoi cittadini la possibilità di muoversi, offre un tipo di vita differente, offre al cittadino ( anche a quel poverino che abita nella periferia sud di Roma) di poter decidere in cinque minuti di voler andare dall’altro capo della città a vedere un concerto/conferenza/qualsiasi manifestazione; una cosa possibile in tutto il resto del mondo per l’abitante di Roma diventa un’impresa epica…e non parlo di retorica parlo di esperienze abitando proprio io nella “lontana” periferia. Questa immobilità delle strade dove si accumulano automobili, dei cittadini che pur di non prendere la macchina abbandonano ogni spirito di inizitiva, di mezzi e volontà, determina quella sua conseguente e più catastrofica: a Roma manca l’ informazione, non si sa mai che succede, non si sa mai che fare, anche qui - scusate se sono troppo esterofila - vale l’esempio di Berlino in cui in ogni bar, negozio, café si può consultare la rivista che corrisponde al nostro “Roma c’è”, e che, senza negare nulla a questa, a Berlino è enorme….come mai? Sì magari ci sono più manifestazioni, è una città attiva…può darsi, ma personalmente credo che sia un problema di comunicazione pubblicitaria ed informativa. Ho notato sempre stando chiusa nella mia macchinetta che il miglior mezzo di comunicazione a Roma è la radio, se ascolti la radio sei informato sul teatro, sull’arte, sulle mostre e naturalmente sulla musica… Ritornando all’incipit, basterebbe la semplice possibilità di muoversi e di decidere. A me sembra sempre di più che a Roma aleggi un senso di staticità, una mancanza di comunicazione, relegata nei salottini, quintessenza di una cultura elitaria, ed espressione di una chiusura all’esterno sia mentale che fisica: i monumenti recintati e invalicabili, le piazze contornate da sfere di piombo che ne delimitano lo spazio, sbarre, barricate, chiusura e incomunicabilità, diventa tutto non vissuto, inviolabile, ma mal conservato…..un esempio fra tutti: Piazza Argentina un recinto divide lo spazio archeologico infossato: che cosa è diventato? Un ricovero per i gatti… Ce ne sono tanti a Roma di posti così non è l’unico. Sembra che a Roma si abbia paura a trasformare e ad essere trasformati.